COLORS

La Psicologia del Colore

Prima Parte

COLORS

La Psicologia del Colore

Prima Parte

E’ assodato che il colore é profondamente legato alla psiche umana. La prova della sua influenza sull’umore, sui processi decisionali e persino sulla salute, ha radici talmente profonde da affondare in oltre 2000 anni di storia, soprattutto nell’antica cultura Egizia.

Gli Egizi usavano stanze di colori diversi a scopi terapeutici. Pratica che li rende talmente attuali in materia di cromoterapia.

Aristotele nei suoi studi sul colore, spiegò come, mescolando due colori primari si ottenga un terzo colore, detto secondario e teorizzò la trasmissione della luce (e del colore) attraverso onde. Nel medioevo fu grazie a Paracelso che si parlò di “filosofia del colore”, il quale era solito curare i suoi pazienti con raggi colorati, musica ed erbe, precursore di metodi molto attuali di medicina alternativa.

Johann Wolfgang von Goethe “Theory of Colors”

Altri illustri studiosi si cimentarono nello studio del colore come Isaac Newton e Goethe. Il primo, con i suoi studi sulla luce bianca, dimostrò che conteneva sette diversi raggi colorati. Il secondo, autore della “Teoria dei Colori” del 1810, in cui approfondì gli aspetti legati alla percezione umana dei colori.

Ben presto si comprese come l’utilizzo di combinazioni di colori, piuttosto che l’uso singolo, fosse la chiave per influire in modo profondo nella percezione umana.

Uno degli studi recenti più significativo è documentato nel libro di Josef Albers “Interaction of Color” pubblicato nel 1963. Nel suo libro Albers teorizza che i colori siano governati da una loro logica interna. Basandosi sull’esperienza della percezione, piuttosto che su teorie sul colore, il testo nacque soprattutto come strumento didattico per artisti e studenti. Per celebrare i 50 anni dalla sua pubblicazione la Yale University Press lanciò nel 2013 la sua versione digitale sotto forma di App. Che oltre a contenere il testo originale del libro, offre uno strumento di lavoro che ci ricorda che il colore è istintività e va sperimentato, non solo “visto”.

I consumatori prendono una decisione rispetto al colore in circa 60 secondi. Il giusto colore li porta ad un passo dall’acquisto, allo stesso modo il colore sbagliato li allontana completamente.

Il colore porta in sé dei potenti messaggi subliminali: é determinante per imporre l’immagine di un brand, ne rafforza la sua identità ed é ciò che molto spesso induce all’acquisto.

È per questo che i brand più famosi investono importanti risorse nella scelta del colore giusto.

Per provare quanto siamo influenzati dal colore Arkitip ha recentemente condotto uno studio presso l’Ace Hotel di Palm Springs. Cinque stanze identiche dell’hotel sono state dipinte con diverse combinazioni di colori basate su palette di Comex Group. Sono poi stati invitati a soggiornare in ciascuna delle cinque stanze, cinque giornalisti. È poi stato chiesto loro di esprimere un parere sul gradimento del loro soggiorno. Anche in questo caso i risultati hanno confermato in modo chiaro quanto il colore abbia influito nel gradimento e nei giudizi dei cinque ospiti.

Quando si analizza la psicologia del colore nel branding, in un prodotto o in un contesto commerciale, é altresì fondamentale una profonda analisi dei codici culturali legati al mercato di riferimento.

I colori portano con sé connotazioni molto diverse da una cultura all’altra, e alcuni attraversano i confini culturali più facilmente di altri.

Un colore considerato “neutro” in un paese potrebbe essere “acceso” in un altro, o positivo in una cultura e negativo in un’altra.

Ad esempio il bianco é associato all’immagine di purezza nella maggior parte delle culture occidentali, mentre in Cina é il colore del lutto, dove il rosso significa gioia, in contrapposizione a pericolo e sensualità nel mondo occidentale.

Un brand che non tenga conto dei profondi e secolari legami culturali del colore nelle diverse società, difficilmente potrà avere successo nei suoi diversi mercati di riferimento.

Il mondo attuale risulta più che mai “color-coded”. Le aziende più sono globali e più tendono ad abbracciare una logica locale nel loro agire. E questa tendenza sembra essere la chiave del successo di molti business proiettati al futuro, e l’uso del colore in questo gioca un ruolo fondamentale.

Ne è un esempio Google che ha disposto che ogni ufficio locale nel mondo rifletta le peculiarità della cultura locale. In Giappone l’ufficio, progettato da Klein Dytham, riflette la cultura locale nei riferimenti alle tradizionali feste nazionali, alle vasche acquario, alle tipiche case in legno. L’ufficio di Tel Aviv ha una sala riunioni piena di alberi di arance. Mentre quello di Londra è caratterizzato dal simbolo della Union Jack e da spazi dove il personale può coltivare un piccolo orto.

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